ITINERARI NEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA: "VIA
DEL SALE"
La Via Salaria attraversa la valle del Tronto. Tracciata nel secolo I a.C. dagli
ingegneri di Roma antica per trasportare verso l’Urbe il sale e le altre merci
sbarcate nei porti dell’Adriatico, la strada è il filo conduttore che unisce i
paesi e le valli del versante marchigiano della Laga. Sul versante opposto
dominano i contrafforti dei Sibillini e le rocce del Monte Vettore, la cima più
elevata del massiccio.
La presenza nel territorio comunale del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti
della Laga e di quello dei Monti Sibillini ha valso ad Arquata del Tronto - la
Supircanum dei Romani - il soprannome di “paese dei due Parchi”. Domina il
centro e la Salaria, che qui incontra gli antichi tratturi che scendono dai
Piani di Castelluccio, la Rocca costruita nel secolo XIII e potenziata da
Giovanna II d’Angiò nel Quattrocento.
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Nella frazione di Spelonga, sulle pendici della Laga, la parrocchiale di Sant’Agata
custodisce affreschi quattrocenteschi e uno stendardo turco strappato al nemico
da soldati spelongani nella battaglia di Lepanto. La “Festa bella”, che si
celebra ogni tre anni, ricorda proprio quella vittoria. Una strada che inizia da
Spelonga permette di raggiungere prima in auto e poi a piedi le vette del Monte
Comunitore e del Monte Scalandro, e di proseguire su un panoramico crinale in
direzione della Macera della Morte, dove s’incontrano i confini del Lazio, delle
Marche e dell’Abruzzo.
Proprio sulla Salaria, invece, sorge Acquasanta Terme, l’antica Ad Aquas, che
deve la sua notorietà alle sue cave di travertino e alle sue sorgenti termali.
La frazione di Quintodecimo conserva palazzetti e chiese in travertino di buona
fattura. Il ponte della Salaria ottocentesca all’estremità meridionale del paese
poggia su quello della consolare romana.
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Inizia da questo ponte lo spettacolare e avventuroso itinerario che s’inoltra
nella Valle del Garrafo, il più bel canyon di arenaria della Laga, che richiede
per buona parte dell’anno di camminare nell’acqua del torrente. Partono nei
pressi di Acquasanta altre strade che s’inoltrano nel versante marchigiano della
catena e conducono ad alcuni degli itinerari più interessanti di questo settore
del Parco.
La più breve, sterrata, sale verso le frazioni di Vallecchia e Matera, e dà
accesso agli antichi viottoli che conducono verso Gaglierto e Umito. La seconda
sale a Paggese, si affaccia sul borgo fortificato di Castel di Luco, scavalca il
valico di San Paolo da cui inizia la passeggiata verso i ruderi della fortezza
di Monte Calvo, poi scende verso la valle del Rio Castellano, al confine con
l’Abruzzo. Proseguendo si raggiungono la Foresta di San Gerbone, che offre altri
piacevoli sentieri, e il lunghissimo itinerario che sale verso il Pizzo di Sevo.
La terza e ultima strada risale la valle del Garrafo e raggiunge il borgo di
Umito, all’inizio di altri interessanti sentieri. Il più classico e frequentato
sale alle cascate della Volpara, divise in tre salti sovrapposti. L’acqua, la
foresta e le rocce compongono un altro straordinario spettacolo.