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Arte in Abruzzo: ceramiche di Castelli

L'arte ceramica castellana, divenuta celebre nel Cinquecento, sembra avere origini antichissime; probabilmente furono i monaci benedettini, primi feudatari della Valle Siciliana, ad introdurre intorno al XII secolo la ceramica smaltata.

.Ceramica


 Tuttavia, l'attuale centro di Castelli si sviluppa economicamente e urbanisticamente solo a partire dal XV secolo. La prima produzione di ceramica "ingobbiata e graffita" e gli scavi archeologici effettuati negli scarichi delle antiche fornaci confermano la crescita di un sistema protoindustriale diffuso gia’ nella prima meta’ del Quattrocento. Alla tecnica dell'ingobbio, che prevedeva un'intonacatura del biscotto ceramico mediante un impasto terroso liquido, successivamente colorato e graffito, si affianca presto la produzione maiolica, differente dalla prima per l'applicazione di un costoso smalto sul biscotto e destinata ad una clientela ricca. Fin dall'inizio metodi di lavorazione che univano l'economicita’ alla buona qualita’ insieme a soluzioni tecniche innovative, faranno di Castelli uno dei centri piu’ apprezzati e conosciuti del Rinascimento. L'uso di ingobbi sotto lo smalto, ad esempio, conferiva maggior bianchezza alla maiolica e permetteva di usare poco smalto. La particolare tecnica del forno "a respiro", recentemente studiata da ricercatori del C.N.R., comportava una notevole riduzione del consumo di legname, riutilizzando i gas di scarico nel processo di combustione.

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La semplice ma geniale soluzione di dipingere solo il frontespizio dei vasi da farmacia o da "parata", lasciando il verso con rapide decorazioni di grande effetto, dimezzava i tempi di realizzazione. Infine l'abbondanza di legname, argille e corsi d'acqua per macinare a mulino la polvere stannifera bianca per lo smalto completava le caratteristiche di economicita’ di un sito che oggi ci apparirebbe troppo lontano dai mercati, tagliato fuori dalle attuali vie di comunicazione, incredibilmente isolato fra le montagne. Eppure gia’ agli inizi del Cinquecento Castelli supera la fase di imitazione culturale dei prodotti umbri e crea un proprio repertorio sia iconografico che morfologico, rivolgendosi ad una committenza "alta" che richiedeva beni di lusso, in un mercato di dimensioni europee.