ITINERARI NEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA: "CASCATE E
BOSCHI"
“A perdita d’occhio alberi per una superficie di trenta chilometri quadrati,
senza alcun sentiero. Dovevamo farci strada con la scure e la roncola, tra i
tronchi e i virgulti, tra i rovi, le piante e le erbe arboree”. Così, alla fine
dell’Ottocento, l’abate teramano Giacinto Pannella, appassionato escursionista,
descriveva una camminata nelle foreste del versante orientale della Laga. Da
allora molte seghe e molte scuri si sono abbattute sui boschi Martese, di Selva
Grande, e di Langammella come sul resto dell’oceano verde che in passato
rivestiva queste montagne.
Anche oggi, però, la “piena immersione” nei boschi del versante tramano della
Laga è una delle più suggestive esperienze possibili all’interno del Parco.
Accanto al faggio, re delle foreste appenniniche, i boschi della Laga vedono la
presenza dell’abete bianco, in ripresa dopo i tagli del passato. Tra i faggi
compaiono annosi esemplari di tasso, al margine inferiore della foresta sono
grandi querce isolate e splendidi castagneti da frutto. I castagni plurisecolari
intorno a Morrice sono tra i patriarchi vegetali più suggestivi dell’Appennino
centrale.
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Il Monte Gorzano, il Pizzo di Moscio, il Pizzo di Sevo e le altre vette più
elevate della Laga sorvegliano questi boschi dall’alto, e possono essere
raggiunte solo al termine di lunghe e faticose camminate. Dei sentieri meno
ripidi conducono alle cascate della Morricana, della Cavata e dell’alta valle
del Tordino, che le acque del disgelo rendono spettacolari e poderose a
primavera. Chi si avvicina camminando a questi salti sente il rumore dell’acqua
ben prima di trovarsi davanti alla cascata.
Ombre in movimento, rami che si spezzano e fruscii segnalano all’escursionista
la presenza degli animali. Vivono in queste foreste il lupo, il gatto selvatico,
il tasso, la faina, il ghiro e lo scoiattolo, qui presente come in tutto il
Parco con la varietà meridionale dal pelo scuro. Nelle aree più remore vivono il
picchio rosso mezzano e la balia dal collare e compie le sue battute di caccia
l’astore, uno dei rapaci più rari dell’Appennino.
Il terreno “arato” con le zanne in cerca di radici e tuberi segnala la presenza
di numerosi cinghiali. All’alba e al tramonto, con un po’ di fortuna, è
possibile vedere i caprioli. Il cervo, signore delle nostre foreste, è stato
cacciato fino all’estinzione nell’Ottocento ed è stato reintrodotto dal Parco
all’inizio del 2004. Trovarselo davanti su un sentiero è un’emozione ancora
rara, e che proprio per questo resta impressa a lungo nel cuore.
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All’escursionista il versante teramano della Laga offre un’ampia scelta di
percorsi. Mentre il viottolo che attraversa il Bosco Martese è comodo e alla
portata di tutti (e può essere seguito anche in mountain-bike), e lo stesso può
dirsi per le passeggiate tra i grandi castagni di Morrice, gli itinerari che
salgono verso il crinale e le vette sono più lunghi e faticosi. I sentieri che
raggiungono e seguono i fossi della Morricana e della Padula offrono l’incontro
con alcuni dei luoghi più selvaggi e delle cascate più impressionanti della
catena e del Parco.