FLORA GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA.
Nel territorio del Parco vivono più di 2000 specie di piante. La notevole
ricchezza e diversità floristica e vegetazionale va ricercata sia nelle
quote elevate, che sfiorano i 3000 metri, che nel differente substrato
geologico dei massicci montuosi principali. La componente più preziosa della
flora è quella delle quote più elevate, con molti "relitti" glaciali di
origine nordica od orientale, provenienti dalle steppe eurasiatiche e dalle
montagne balcaniche, e piante endemiche che fanno del Parco una delle aree
mediterranee di maggior interesse floristico, con alta diversità biologica.
Tra le tante specie endemiche le più note sono: Androsace di Matilde,
Adonide ricurva, Viola della Majella, Stella alpina dell'Appennino, Genepì
appenninico, diverse specie del genere Sassifraga ed altre. Alcuni endemismi
si riscontrano anche a quote inferiori, come nel caso del Limonio aquilano,
esclusivo di alcuni pascoli, o dell'Astragalo aquilano; inoltre va segnalato
sul Gran Sasso l'unico nucleo italiano di Adonide gialla. Mentre il Gran
Sasso si caratterizza, in particolare nel versante aquilano, per la grande
estensione dei pascoli, i Monti della Laga sono per buona parte ricoperti da
foreste. Alle quote inferiori sono presenti i querceti e i castagneti,
impiantati in epoca romana e in passato risorsa economica fondamentale di
molte comunità montane. Oggi se ne ammirano di secolari, con alberi vetusti
e contorti dal tempo, in tutto il comprensorio.
La faggeta è la formazione forestale più estesa, e si sviluppa dai 1000 ai
1800 metri di quota. Spesso, al Faggio si associano o sostituiscono altre
essenze arboree come il Tasso o l'Agrifoglio, specie relitte di epoche
caratterizzate da un clima più caldo e umido; Aceri, Tigli, Frassino e Olmo
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montano rivestono le forre. Sulla Laga sono presenti anche boschi di Abete
bianco e alcuni nuclei di Betulla, testimonianza vivente di eventi climatici
passati che molto hanno influito sulla vegetazione attuale. Una delle specie
più significative è il Mirtillo, comune come in nessun'altra parte
dell'Appennino centrale; con estesi tappeti a quote elevate, il Mirtillo
costituisce una vera e propria brughiera tra i boschi e i pascoli d'altura.
Specie di notevole interesse si rinvengono anche nei campi coltivati con le
tecniche tradizionali. Tra Cereali, Lenticchie o Cicerchie, è facile
scoprire specie ormai scomparse nelle altre aree agricole, come il Gittaione,
il Fiordaliso e finanche entità floristiche rarissime, come Falcaria comune,
Ceratocefala, e Androsace maggiore, quest'ultima ad elevato rischio di
estinzione in Italia.